Finale NBA: Ginobili porta gli Spurs sul 3-2

Praticamente in quattro partite il n°20 dei San Antonio Spurs non si era mai visto. Ma nella quinta partita della Finale NBA 2013 finalmente Manu Ginobili entra nella serie e con una prestazione di alto livello porta gli Spurs alla vittoria ed al doppio match point da giocarsi all’American Airlines Arena di Miami.

Non è stato solo merito di Manu se gli Spurs hanno portato a casa la partita. C’è voluta una prova maiuscola di tutta la squadra per avere la meglio sui Miami Heat, ma se tutti gli altri il loro contributo l’avevano quasi sempre nel corso delle prime quattro partite delle NBA Finals, per l’argentino non si può dire altrettanto.

In gara5 coach Pop si è adattato allo “small basket” messo in campo dai Miami Heat durante gara4 (e riproposto in gara5), ed ha lanciato Manu in quintetto al posto di Splitter, giocando con Duncan come unico lungo più Parker, Green, Ginobili e Leonard. L’argentino ha iniziato la partita con la tripla del 3-0 Spurs che gli ha dato fiducia ed è stato una spina nel fianco degli Heat per tutta la gara. Sempre Ginobili ha firmato un incredibile canestro in step back contro Lebron James che ha chiuso definitivamente la partita in favore dei nero argento in un momento in cui gli Heat stavano prepotentemente tornando in partita.

Ma per gli Spurs è stato determinante il contributo di tutti i giocatori scesi in campo e soprattutto la clamorosa percentuale al tiro che ha vanificato gli sforzi difensivi dei campioni in carica. Parker ha prodotto le sue solite clamorose accelerazioni nei momenti chiave della partita, nonostante il problema alla coscia che lo costringe a giocare a ritmi ridotti. Green è stato un cecchino infallibile anche in gara5 e con le sue 6 triple ha superato il record di canestri segnati dalla lunga distanza in una serie di finale che apparteneva a Ray Allen. Duncan ha giocato una partita di qualità nel pitturato dove la sua presenza si è fatta sentire in più di un’occasione. Leonard oltre al lavoro difensivo contro Lebron James continua a far sentire la sua presenza anche in attacco dimostrando una maturità fuori dal comune per un 21enne. Ma anche i vari Neal, Splitter e Diaw si son fatti trovare pronti quando Pop li ha chiamati in causa.

Agli Heat non è bastata la buonissima prova di un Dwayne Wade sempre più leader della squadra. Lebron a tratti è stato devastante, soprattutto quando è riuscito a giocare in campo aperto, ma anche in diverse situazioni di post basso in cui il suo fisico unito alla tecnica di cui dispone sono stati un’arma contro la quale non esistono rimedi. Purtroppo per gli Heat proprio un blocco in movimento di Lebron per liberare Ray Allen al tiro ha frenato la rincorsa di Miami. Ai campioni in carica è mancato il contributo del supporting cast. Oltre a Wade e Lebron solo Ray Allen è stato all’altezza della situazione. Bosh, che a me non era piaciuto nemmeno in gara4 nonostante i suoi numeri di tutti rispetto, ha giocato ancora una volta una partita anonima. Chalmers dopo l’exploit di gara2 è praticamente sparito. Miller partendo dal quintetto non sta rendendo come quando esce dalla panchina e rischia di essere superato da Battier nelle gerarchie di squadra. E poi sinceramente non capisco la scelta di togliere dalle rotazioni “the birdman”, uno che il suo contributo nelle prime 3 partite l’aveva sempre dato.

Ora si torna in Florida e sarà interessante vedere se i due coach proveranno ancora una volta a cambiare le carte in tavola o se andranno avanti con le scelte fatte nelle ultime partite. Il vantaggio secondo me è ancora dei Miami Heat, ma per vincere le prossime due partite devono ritrovare il contributo “degli altri”, perché solo con i Big3 vincere il Larry O’Brien Trophy  potrebbe essere difficile, soprattutto se gli Spurs dovessero continuare sulla strada vista in gara5. A meno che Lebron non decida di mettersi in proprio e di vincere questo anello da solo, cosa che per certi versi potrebbe anche fare.

Manu Ginobili - L'urlo del campione
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