#NBA: Gordon Hayward ha scelto i Boston Celtics. E ringrazia Utah su The Players Tribune

Grazie Utah! Inizia in questo modo la lettera che Gordon Hayward ha scritto alla squadra che lo ha portato in NBA nel 2010. Dopo 7 anni l’ex giocatore di Butler ha scelto di cambiare casacca, firmando da free agent un contratto di 4 anni con i Boston Celtics. Il nuovo contratto di Hayward, che avrà una player option sul quarto anno, ha un valore di 128 milioni di dollari.

I Boston Celtics aggiungono una pedina molto importante all’interno del proprio roster, riportando Hayword alla corte di coach Brad Stevens, suo allenatore a Butler, che ha influito in modo determinante sulla decisione finale dell’ex giocatore degli Utah Jazz. Nell’ultima stagione Hayward ha segnato quasi 22 punti di media a partita con appena 15 tiri dal campo, tirando con quasi il 40% da tre punti. Il nuovo giocatore dei Celtics è un giocatore solido e versatile in molte situazioni di gioco, perché è molto abile nel pick-and-roll, in uscita dai blocchi, in penetrazione, nei tagli ed in transizione. Isaiah Thomas dal prossimo anno avrà accanto un giocatore importante, quel secondo violino che è mancato nel corso della passata stagione. Inoltre Hayward è anche un ottimo difensore che sarà molto funzionale per il sistema difensivo di coach Stevens.

Gordon Hayward e Brad Stevens ai tempi di Butler
Gordon Hayward e Brad Stevens ai tempi di Butler

In questo momento i Celtics rafforzano la loro posizione di seconda forza ad Est, alle spalle dei Cavs di LeBron James. Magari attraverso qualche trade riusciranno a fare un ulteriore step per tornare fin dal prossimo anno a giocarsi le Finals.

Ecco qua di seguito la traduzione della lettera pubblicata su The Players Tribune, nella quale Hayward ringrazia Utah, spiegando che la sua decisione va in un’unica direzione, ovvero quella di “vincere un titolo NBA“.

Gordon Hayward ringrazia Utah

Questa è stata la decisione più difficile che io abbia mai dovuto prendere nella mia vita. Questo fine settimana è stato probabilmente il week-end più lungo della mia vita. E oggi… beh, oggi è stata sicuramente una delle più folli giornate della mia vita. Ma credo e spero di aver fatto la scelta giusta.

Come avete visto, ho avuto bisogno di tempo, quindi grazie a tutti per la pazienza dimostrata. Non sono riuscito a tenere il conto delle conversazioni che ho avuto con mia moglie, Robyn, e con le persone che mi stanno vicine, a partire dal momento in cui  si è conclusa l’ultima stagione; questo per valutare ogni singola cosa per arrivare a fare la scelta giusta.

Gli incontri avuti con tutte e tre le squadre durante questo percorso (Miami, Boston e Utah) sono stati semplicemente incredibili. Tutte e 3 le franchigie sono state convincenti. Dopo ogni incontro ero convinto che la squadra che avevo appena incontrato fosse quella giusta per il mio futuro. E anche dopo averci dormito su la scorsa notte, non ero ancora sicuro al 100 per cento di quello che volevo fare.

Stranamente, già prima di aver preso la mia decisione, prima di sedermi e scrivere questa lettera, prima ancora di aver avuto la possibilità di parlare con le persone che amo, in molti scrivevano su dove sarei andato. Capisco che questo è solo il modo di lavorare nel 2017. Ma mi dispiace, io lavoro diversamente.

Questa è stata una decisione che cambierà la mia vita e quella della mia famiglia, per questo l’abbiamo gestita veramente come una cosa molto serio. Fin dall’inizio di questo processo una cosa è sempre stata molto importante: sapevo che i tifosi e le franchigie avrebbero voluto sentire la decisione direttamente da me.

Dopo sette anni con gli Utah Jazz, ho deciso di trasferirmi ai Boston Celtics.

So che è una cosa difficile da ascoltare peri fan dei Jazz, ma voglio spiegare a tutti voi perché ho preso queste decisione per me e per la mia famiglia. Negli ultimi giorni, sono stato davvero combattuto. E so che anche per i tifosi questa situazione non è facile. Quindi voglio solo essere più dritto possibile sul perché ho scelto di andare a Boston.

In primo luogo, però, mi piacerebbe davvero esprimere quanto hanno significato per me questi ultimi sette anni a Utah. Perché c’è un solo modo giusto di dirlo: Hanno significava tutto.

Quando sono arrivato a Salt Lake City, nell’estate del 2010, ero solo un ragazzino. Mi ricordo quel giorno. Ho guidato per tutto il tragitto, con mio padre, da Indiana a Salt Lake City, solo per risparmiare denaro. Sapevo di avere tante aspettative attorno a me per essere una scelta top 10…. ma allo stesso tempo ero solo un ragazzo di 20 anni. Questo è stato il mio primo lavoro lontano da casa. Ed ero così nervoso per tutto quello che mi sarei trovato di fronte. Mi ricordo la mia prima vero di routine da professionista,  trovare una metropolitana vicino a casa (beh, un miglio o due di distanza), così da poter utilizzare ogni giorno la mia carta della metropolitana come ho sempre fatto. I primi tempi la mia routine prevedeva allenamenti, metropolitana e videogiochi. Ero abbastanza chiuso.

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E volevo solo dire grazie per tutto questo. Grazie di tutto.

L’ultima volta che ho avuto una decisione questa difficile era al college, durante il mio secondo anno, dopo che abbiamo perso a Duke. Avevo ottenuto l’attenzione di alcune franchigie NBA grazie al mio gioco che marzo, e secondo alcune proiezioni avrei potuto essere una prima scelta nel Draft. E così ho dovuto prendere una decisione: Devo lasciare la mia zona di comfort a Butler e passare alla NBA? O dovrei rimanere un altro anno per cercare di finire quello che avevamo iniziato, cercare di vincere un campionato?

E ‘stata una decisione così difficile. Ma c’era una persona con la quale sapevo di poter parlare da questo punto di vista, una persona che mi avrebbe dato la prospettiva più intelligente e più onesta possibile: Coach Stevens.

Coach Stevens era sempre stato un grande in questo. Mi ha aiutato a valutare le opzioni, ha parlato delle prospettive di entrambe le soluzioni, ma alla fine, quando ne avevo bisogno, mi ha lasciato il mio spazio. E mia ha aiutato nella mia scelta, facendomi capire che lui mi sarebbe stato sempre a fianco, al di là delal decisione che avrei preso. E, naturalmente, ho finito per decidere di lasciare Butler ed ho iniziato la mia nuova vita nella NBA con gli Utah Jazz. Per me in quel momento ha significato molto sapere che, con la nostre vite che ci portavano insieme a questo strano incrocio, Coach Stevens era qualcuno su cui potevo contare.

Incredibilmente, sette anni più tardi, ho dovuto prendere una decisione ancora più difficile, ed ancora una volta Coach Stevens ci siamo trovati insieme a un bivio. E ancora una volta, era la persona su cui sapevo di poter contare.

Così ho deciso di firmare con i Boston Celtics.

C’erano tante cose mi portavano in quella direzione. C’era la cultura vincente di Boston, come città (dai Sox, ai Pats passando per i Bruins). C’era la storia speciale dei Celtics, come franchigia (da Russell, a Bird, a Pierce). C’era l’incredibile potenziale di questa squadra Celtics , dalla proprietà al front office, passando per un roster di talento con Isaiah, Al e tutti altri. E, naturalmente, c’era Coach Stevens: Non solo per il rapporto che abbiamo costruito fuori dal campo, ma anche per quello che abbiamo iniziato a costruire sul campo, tanti anni fa in Indiana.

E questo lavoro incompiuto che abbiamo interrotto nel 2010, quando ho lasciato Butler per la NBA…. per quanto mi riguarda, dopo tutti questi anni, abbiamo ancora un compito da portare a termine: Dobbiamo vincere un campionato.

La lettera è stata volutamente accorciata. Potete leggere la lettera originale su The Player Tribuine: Thank You Utah

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